L’accettazione dei nuovi lupetti nella muta
Un mese fa i nostri lupetti hanno svolto un’importante attività: l’accettazione. Questo momento segna il vero inizio della vita scout e rappresenta l’accoglienza del nuovo arrivato all’interno della muta.
L’attività si è svolta nella cornice tranquilla del lago d’Origlio, prima con un piccolo momento di riflessione sul Libro della Giungla e poi con una vera e propria cerimonia di accoglienza. Mentre ai più piccoli veniva spiegato di cosa si trattava e come si sarebbe svolta, i più grandi si sono organizzati e hanno preparato dei piccoli pensieri, degli auguri di benvenuto e di felicità condivisa con cui accogliere con i piede tenero. I lupetti nuovi hanno quindi cambiato il foulard così come i cuccioli di lupo cambiano il pelo, conformandosi agli altri.
Sono state inoltre create le sestene, attraverso un gioco in cui i lupetti dovevano imitare l’animale di riferimento della propria sestena: Mysa il bufalo, Ferao il picchio, Tha l’elefante e Mor il pavone. I capi sestena hanno frequentato il corso Capi Sestena a Isone un paio di weekend dopo l’accettazione.
Qui di seguito lo svolgimento del pomeriggio, raccontato da un lupetto.
«Sabato 7 ottobre siamo andati al laghetto di Origlio, ma ancora non sapevamo che avremmo fatto l’accettazione. Prima abbiamo svolto un gioco in cui ogni gruppo aveva un telone militare con sopra una palla e quel gioco si chiamava “ruba la pepita”. Il mio gruppo le ha vinte tutte, ma poi c’è stata l’ultima sfida in cui gli altri due gruppi dovevano giocare contro di noi e, purtroppo, abbiamo perso.
Poi è stata fatta l’accettazione. L’accettazione è quando i lupetti nuovi entrano negli Scout e ricevono il foulard della sezione. A partire da quel momento diventano “Piede Tenero”. Per chi non lo sapesse i Piede Tenero sono i lupetti del primo anno.
Ad Origlio abbiamo fatto le sestene, che saranno valide per tutto l’anno, che sono dei gruppetti da circa 5 o 6 lupetti.
Finiti i giochi ci hanno dato una buona merenda. Poi abbiamo giocato ancora un po’ al parco fino a quando sono arrivati i genitori a riprenderci.»
(Omar, 10 anni)